Come probabilmente già saprete, la storia di Trieste è fatta di strati e di tanti popoli diversi che qui hanno vissuto: romani, veneti, austriaci, sloveni e chi più ne ha, più ne metta!
Dove voi studiate danza, in via del Coroneo 15, al posto di questo palazzo, sorgeva un grande anfiteatro estivo, fatto di legno, che si chiamava Minerva.
Sul suo palcoscenico si erano esibiti artisti incredibili: acrobati spericolati, famose attrici, cantanti dall'ugola d'oro e ballerine sopraffine.
Una di queste si chiamava Minerva, proprio come l'anfiteatro, ed era molto famosa. Soprattutto perché aveva delle scarpe da punta d'argento ricoperte di diamanti che tutte le altre ballerine invidiavano.
“Minerva, queste scarpette sono meravigliose! Come le hai avute?” le chiedeva spesso la sua rivale Venere che, per tenere alto il nome dell'omonima dea, era molto bella.
“È un segreto, mi dispiace” rispondeva altezzosamente Minerva.
Fu durante l'ultimo spettacolo, che celebrava la chiusura dell'anfiteatro per fare spazio al nuovo palazzo, che accadde qualcosa di strano, di molto strano: le scarpette da punta di Minerva sparirono! Mentre le stava indossando!
Voi non potete immaginare quanta cura aveva delle sue scarpe e come le riponeva velocemente alla fine di ogni esibizione, portandole sempre con sé. Eppure accadde.
Minerva aveva appena finito di danzare magnificamente la sua variazione della Regina dei diamanti.
“Brava!” “Sublime!” si sentiva urlare dalla platea, quando nell'anfiteatro all'aperto le luci delle candele si spensero improvvisamente, per un refolo di Bora.
Ahimé, era una notte senza luna e tutto divenne buio e scuro.
Minerva non si accorse di nulla ad eccezione del sentire i piedi finalmente freschi (erano bollenti dopo tutti quei sali e scendi dalle punte).
“Ah, che piacevole freschetto!” disse tra sé e sé.
Ma quella piacevole arietta la sentiva solo perché era a piedi nudi, senza più scarpe.
Subito inizio a gridare e a chiedere dov'erano finite le sue scarpette.
“Presto! Presto! Aiutatemi a cercarle! Non possono essere finite lontano!”.
Hanno avuto un bel cercare tutti: nella buca del suggeritore, tra le quinte dove erano ammassati i costumi per i cambi veloci, dentro le scene arrotolate, tra le tavole sconnesse del palcoscenico... nulla! Solo la Bora continuava a soffiare imperterrita.
All'ennesimo refolo Minerva alzò lo sguardo verso il cielo, spazientita:
“O senti, basta anche tu, mia cara Bora: ho già i miei problemi!”.
E fu in quel momento che vide i bagliori lanciati dai diamanti e dall'oro: le sue scarpe con i bellissimi nastri argentati che le tenevano fisse alle sue caviglie, danzavano nella bora ad un'altezza irraggiungibile – e Minerva non era poi nemmeno tanto alta!
“Questa è proprio bella ma prima o poi torneranno giù!”.
E aspettò.
Aspettò.
E aspettò ancora ma le scarpette non tornarono più.
Minerva, che era molto peperina e con poca pazienza, non aspettò a lungo e decise che era arrivato il momento di fare famiglia.
Diventò la mamma di due vispi ragazzini che - indovinate un po'? - divennero dei famosissimi danzatori anche loro.
E se guardate in cielo, nelle notti di Bora, potreste vedere anche voi dei piccoli bagliori: sono le scarpette da punta di Minerva!
Allungate le braccia e le mani verso il cielo, magari riuscirete ad afferrarle!
Corrado
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