"Non la installare perché poi, se sei positivo, ti mettono in quarantena"
"La mi abatteria dura già poco"
"Tanto se sono positivi nessuno può costringerli ad installare l'app"
Quante ne leggiamo sempre, quante ne pensiamo, senza neanche approfondire il tema? Questo sono solo alcune delle perplessità che mi trattenevano dallo scaricare l'app IMMUNI. Poi l'ho fatto per curiosità e ho approfondito: è tutto estremamente controllato e assolutamente anonimo. E credo che, visto la recrudescenza di questo periodo, è un altro modo concreto per aiutare il contenimento di questo virus schifoso. È vero che bisogna tenere attivo il bluetooth ma è anche vero che non consuma assolutamente più del solito.
Dal sito di Immuni:
Immuni avverte gli utenti che sono stati a stretto contatto con una persona risultata poi positiva inviando loro un messaggio di allerta che include una serie di consigli su come affrontare la situazione.
Immuni riesce a determinare che è avvenuto un contatto a rischio fra due utenti senza sapere chi siano i due utenti o dove si siano incontrati. L’app non raccoglie dati che permettono di risalire all’identità di chi la usa. Non chiede, né è in grado di ottenere, dati sensibili come nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo e-mail. Inoltre, per determinare il contatto, Immuni sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del GPS.
Ecco un esempio semplificato di come funziona il sistema di contact tracing di Immuni. Consideriamo Alice e Marco, due ipotetici utenti. Quando è installata sui loro smartphone, Immuni emette un segnale Bluetooth che include un codice casuale. Quando Alice si avvicina a Marco, i loro smartphone si scambiano questi codici e li registrano nella propria memoria, tenendo così traccia di quel contatto. Registrano anche quanto è durato il contatto e la potenza del segnale ricevuto, indicatore approssimativo della distanza tra i due smartphone.
I codici sono generati casualmente e non contengono alcuna informazione sul dispositivo o l’utente. Inoltre, cambiano diverse volte ogni ora, in modo da proteggere ulteriormente la privacy. Non è in alcun modo possibile risalire all’identità dell’utente a partire dai suoi codici casuali.
Supponiamo che, successivamente, Marco risulti positivo al Covid-19. Con l’aiuto dell’operatore sanitario che gli ha comunicato l’esito del test, Marco potrà segnalare la sua positività a Immuni, condividendo i suoi codici casuali e allertando le persone con cui è stato a stretto contatto.
Immuni scarica periodicamente i codici casuali condivisi dagli utenti che sono risultati positivi al virus. Così facendo può controllare se c’è una corrispondenza tra questi codici e quelli registrati nei giorni precedenti. Nel caso del nostro esempio, l’app di Alice troverà il codice casuale di Marco, verificherà se la durata e la distanza del contatto siano state tali da poterlo considerare a rischio e, se questo è il caso, avvertirà Alice.
Corrado
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