Arteffetto è per lei una seconda casa fin dall’età di 5 anni, quando ha iniziato a studiare danza, prima con la maestra Maria Luisa Turinetti, poi con Silvia Califano e infine con Corrado Canulli. Dopo una formazione composita che, oltre al classico, ha abbracciato il modern, il contemporaneo e il repertorio del musical, a partire dal 2018 ha cominciato a realizzare un suo sogno nel cassetto: trasmettere parte del proprio bagaglio alle nuove generazioni.
Stiamo parlando di Laura Campanella, che, con il suo entusiasmo dirompente, guida i corsi “Roberto Bolle” insegnando propedeutica della danza a bambine/i di 5-6 anni e “Modern Beginners”, con lezioni di modern-jazz dedicate a ragazze di 12-13 anni.
Alla vigilia della riapertura di Arteffetto dopo la chiusura forzata causa lockdown, Laura ci racconta tutta la sua voglia di ripartire più forte e carica che mai.
“Sono cresciuta e sto crescendo ad Arteffetto, fa parte della mia vita come se fosse un pezzo della mia famiglia – racconta – e adesso non vedo l’ora di portare avanti progetti nuovi, di guidare gli allievi nel ritorno a lezione per farli sentire sicuri, accolti e pronti a danzare di nuovo... insieme!”.
- Che cosa ti ha spinto a diventare insegnante?
Mi sono sempre piaciuti i bambini, il loro modo di guardare il mondo e allo stesso tempo l’idea di trasmettere una mia passione a qualcun’altro. La danza insegnata ai più piccoli racchiude per me proprio questo duplice significato. L’idea di poterla insegnare in realtà è qualcosa a cui in qualche modo pensavo fin da piccola e credo che un ruolo determinante in questo senso l’abbia avuto la mia prima maestra: Maria Luisa Turinetti. Lei è andata al di là dell’insegnamento della tecnica, dei passi e degli esercizi, mi ha insegnato disciplina e tutto ciò che sta dietro al movimento. Posso dire che da subito è nata in me una passione seria per la danza e considero Maria Luisa un punto di riferimento ancora oggi, il rapporto allieva-maestra non è cambiato. Poi con i maestri successivi, Silvia Califano e Corrado Canulli ho avuto modo di approfondire tanti altri aspetti della danza. E il fatto di continuare a studiare oggi con Corrado, mi continua a dare spunti a 360 gradi, è come una guida per poi poter guidare io stessa meglio i più piccoli.
- Che ricordo hai delle tue prime lezioni da allieva?
Non ho mai avuto momenti di sconforto, di noia o il desiderio di voler provare a dedicarmi a qualcos’altro nel mio tempo libero, nemmeno durante l’adolescenza, che di solito è una fase “a rischio”. Ovviamente non sono mancati e non mancano tutt’oggi momenti frustranti, soprattutto per la tecnica pura, non sempre si riesce ad ottenere i risultati che vorremmo. E poi ci sono gli errori che ognuno di noi si porta avanti da sempre, che si fa fatica ad eliminare. Tuttavia, potersi muovere con la musica in quel modo che solo la danza in tutte le sue forme può offrire ti ripaga della fatica quotidiana e ti dà soddisfazione sia durante le lezioni, sia quando capita di stare sul palcoscenico.
- Come sono state invece le tua prime lezioni da maestra?
Ho cercato da subito di mettermi nei loro panni, di ripensare a com’ero io alla loro età e a come mi paceva ricevere le informazioni e poi ho cercato di trasmettergli entusiasmo, voglia di imparare. Non so se ci sono riuscita ma questo è un mio obiettivo, soprattutto con le ragazzine più grandi. Con quelle più piccole sto continuando ad imparare a dosarmi per dimostrare un po’ di autorevolezza e fargli capire l’importanza della disciplina, ma, allo stesso tempo, mantenere un clima di divertimento, far sì che la lezione sia per loro un momento piacevole.
- Ci racconti qualche aneddoto particolare della tua esperienza sul palcoscenico?
Paradossalmente uno dei momenti che amo di più delle varie volte che sono stata in teatro, soprattutto per gli spettacoli di fine anno, sono le prove di scena, in particolare il momento in cui finisce la prova di un mio pezzo e mi fermo ad osservare gli altri corsi che danzano, gli altri insegnanti che coordinano i loro allievi. Sento la voce di Corrado che echeggia in sala, è un misto di emozioni... e i giorni delle prove e poi della messa in scena di uno spettacolo tra adrenalina, paura, gioia, trucco, parrucco, foto, sbarre di riscaldamento, sono i giorni più belli dell’anno. Ti sembra quasi di far parte davvero di una compagnia di danza e gusti più a fondo il mondo del teatro.
- Anche i maestri possono imparare qualcosa daI propri allievi, ti è mai capitato?
Mi hanno insegnato l’importanza dell’ascolto, un ascolto più aperto rispetto a quello a cui ero abituata prima. Devi saper leggere segnali meno visibili in apparenza. Ad esempio, ho capito che, anche se alcune persone non esternano visibilmente interesse e non sono così espansive, non vuol dire che non ci tengano a ciò che fanno. Gli allievi mi hanno insegnato a leggere le diverse personalità, le diverse disposizioni d’animo verso la danza, a fare attenzione a dinamiche di cui prima mi curavo meno.
- Che consiglio daresti a chi vuole tentare di far della danza il proprio lavoro?
Direi che non basta l’allenamento, ma serve interessarsi a tutto ciò che è legato al a questo mondo, imparare la storia della danza, il repertorio, ciò che sta dietro le quinte, e avere una dedizione costante, non limitata allo spazio della lezione che si fa a scuola.
- La danza, e più in generale il mondo della cultura e delle associazioni sportive e culturali, sta attraversando un periodo particolarmente complesso. Qual è la tua visione e quali sono le tue speranze per il prossimo futuro?
È indubbio che il momento sia molto duro, ma la speranza è che la gente abbia desiderio di vedere e fare cose belle e la danza, e il teatro in general, sono l’essenza della bellezza. Quindi mi auguro che, nonostante le difficoltà che avremo tutti, permanga la voglia di praticare danza come allievi, e la voglia di godere degli spettacoli da spettatori.
- Qual è la cosa che ti è mancata di più del tuo lavoro in questo periodo di chiusura forzata?
Mi è mancato molto poter studiare e dare lezioni in un posto idoneo per la danza, con i pavimenti adatti, uno spazio adeguato, gli specchi etc. E poi mi è mancata l’abitudine di avere un appuntamento, di portare avanti un percorso di crescita, sia per gli allievi, che per me stessa.
- C’è qualcosa a cui ti sei dedicata nel periodo del lockdown e che credi continuerai a fare in futuro?
Ho preso lezioni molto lontane dagli stili a cui sono più abituata, come yoga, hip-hop,danza contemporanea, con insegnanti internazionali che sicuramente in altri contesti non avrei potuto avvicinare. Alla fine questo periodo difficile, per chi ha saputo cogliere l’opportunità, ha dato anche modo di inventarsi come impiegare il tempo in maniera produttiva e utile per se stessi.
- Qual è la prima cosa a cui ti dedicherai quando torneremo a scuola?
Sono curiosa di vedere dal vivo quanto hanno recepito le mie allieve più grandi delle lezioni fatte online. Vorrei provare a riproprorre gli esercizi fatti ognuno a casa propria anche in sala, per vedere ciò che sono riuscite a fare anche da sole e soprattutto per correggerle finalmente dal vivo. Oltre a questo, vorrei riprendere il percorso interrotto, e ricominciare ad imparare cose nuove perchè online curi di più il potenziamento fisico, è un modo per mantenersi in forma, non dimenticare del tutto quanto fatto, tenere un senso di gruppo, ma certamente lo studio dal vivo è un’altra cosa.
- Qual è il consiglio che ti senti di dare agli allievi di che torneranno a scuola tra pochi giorni?
Direi di affrontare la lezione sapendo che ci vorrà un po’ di tempo per tornare alla forma mentis del pre-emergenza. Non sarà automatico recuperare la stessa forma fisica e mentale, ma con l’esercizio si ottiene tutto, quindi non demordere mai. Torneremo più forti e danzanti di prima!
(Foto di copertina e foto 3-4-5 di Andrea Acanfora)
Laura Sartori
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