Care danzatrici, cari danzatori, siamo quasi tutti d’accordo che la pratica della danza produca benessere all’unità di corpo e mente di cui siamo fatti. Dico ‘quasi’ perché Churchill spiegava il segreto della sua longevità con: «No sports, just whisky and cigars». Non siamo tutti uguali, è giusto che ciascuno ascolti e sperimenti su di sé le vie per stare bene, quindi lasceremo ai vari Churchill il diritto di restare seduti su una poltrona, ma per quanto ci riguarda, come danzatrici e danzatori Arteffetto, abbiamo bisogno del movimento, dell’esercizio, della fusione con la musica.
In un periodo in cui non possiamo partecipare alle nostre amatissime lezioni, oltre a sentire la mancanza dei rimproveri così bonari e composti dei nostri insegnanti sempre affettuosi e comprensivi… ci manca anche l’attività fisica. Ecco l’occasione per sperimentare i cinque riti tibetani: si tratta di cinque semplici esercizi di origine leggendaria e misteriosa. Anche se siamo scettici verso leggende e misteri, possiamo comunque provare a praticarli: se ci fanno stare bene, abbiamo imparato una cosa nuova.
La sequenza dei riti si fa almeno una volta al giorno, meglio di mattina, ed è composta da tre ripetizioni del primo rito, tre del secondo e così via fino al quinto. Col passare dei giorni si aumenta il numero di ripetizioni di ciascun rito fino ad arrivare a ventuno.
1] Compiere una rotazione in senso orario con le braccia tese lateralmente verso fuori all’altezza delle spalle.
2] Da posizione distesa portare le gambe tese e unite verso la testa, allo stesso tempo portare la testa verso le gambe.
3] In ginocchio, puntando i piedi, flettere il busto all’indietro.
4] Da seduti con gambe tese, sollevare il bacino verso l’alto fino a portare il busto parallelo al pavimento con il peso diviso equamente tra braccia e gambe.
5] Dalla posizione di “V rovesciata” portare il bacino a terra e flettere il busto all’indietro.
Sergio
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